No. Non è babbo natale.
Ma comunque era una persona speciale e forse unica nel suo modo di essere.
Non sempre buono. Ma sicuramente non cattivo.
Non sempre simpatico. Ma sicuramente non antipatico.
Non sempre preparato. Ma molto di più.
Il mio maestro, il mio mentore.
Non è stato facile condividere con lui un pezzo della mia vita ma quello che oggi so (forse anche quello che non so), quello che sono, oggi lo devo a lui, anche nei suoi difetti.
Era nato a metà degli anni ’40 e ’50 in un giorno particolare l’8 marzo. E lui platonicamente amava tutte le donne.
Ma non è importante dove sia nato e quando. Ma dove aveva maturato la sua esperienza lavorativa.
Lui aveva cominciato il suo percorso lavorativo all’ ENPI.
Ma cos’era l’ ENPI? E cosa faceva? I più giovani non lo sanno, ma per fortuna Wikipedia ce lo ricorda:
L’Ente Nazionale per la Prevenzione degli Infortuni (ENPI), fondato nel 1932 a partire dall’esperienza di alcuni precedenti associazioni industriali per la prevenzione degli infortuni sul lavoro come l’AIPI e l’Associazione Nazionale Prevenzione Infortuni (ANPI), trasformato nel 1936 in ente parastatale, riconosciuto come Ente Nazionale di Propaganda per la Prevenzione degli Infortuni nel 1938 assunse la denominazione di Ente Nazionale per la Prevenzione degli Infortuni (ENPI) nel 1952. Scopo dell’ente era “promuovere la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, nonchè l’igiene del lavoro” attraverso un’opera di sensibilizzazione, consulenza e propaganda contro gli infortuni. L’ente fu soppresso nel 1978 e le relative competenze furono assegnate alle USL.
E l’uomo dalla barba bianca aveva mosso come già detto i suoi passi proprio all’ ENPI e poi dopo un breve periodo all’ USL (un tempo le ASL si chiamavano così), aveva continuato il suo percorso lavorativo all’ ISPESL istituito con decreto del 1980.E l’ISPESL chi era? E cosa faceva? Anche qui i Wikipedia ci aiuta e ci ricorda cosa faceva:
L’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (in acronimo ISPESL) era un ente di diritto pubblico del settore della ricerca, sottoposto alla vigilanza del Ministero della salute. Era organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale per la ricerca, sperimentazione, controllo, consulenza, assistenza, alta formazione, informazione e documentazione in materia di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, sicurezza sul lavoro e di promozione e tutela della salute negli ambienti di vita e di lavoro, del quale si avvalevano gli organi centrali dello Stato preposti ai settori della salute, dell’ambiente, del lavoro, della produzione e le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.
Era, altresì, punto di riferimento italiano nel network informativo dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro. Con l’art. 7 del decreto legge n. 78 del 31 maggio 2010 (convertito nella legge n. 122 del 30 luglio 2010), l’ISPESL viene soppresso e le relative funzioni, con decorrenza dal 31 maggio 2010, sono state attribuite all’INAIL.
L’ uomo dalla barba bianca è salito in cielo prima dello scioglimento dell’ISPESL del 2010 confluito poi nell’ INAIL ma sicuramente il suo percorso professionale ha lasciato il segno in chi lo ha conosciuto.
40 anni trascorsi tra ENPI ed ISPESL non sono una eternità ma sicuramente sono una vita.
Una vita a promuovere la sicurezza sul lavoro per prevenire gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali come ENPI e poi, come ISPESL, a svolgere attività di formazione, assistenza, consulenza.
Io l’ho conosciuto solo nel 2000 ed ho percorso con lui un pezzo della mia vita professionale.
Insieme a me lo hanno conosciuto tanti professionisti che hanno partecipato alle sue lezioni nei corsi per Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione e per Coordinatori per la sicurezza.
Le aule erano sempre piene anche fino a centinaia di persone. E sue lezioni erano sempre seguitissime e partecipate.
Ed oggi posso confermare che parecchi suoi discenti sono professionisti preparatissimi in materia e svolgono il ruolo di RSPP e CSE/CSP con competenza e professionalità
La sua maestria nel parlare del D.P.R. 547/55, del DPR 303/56 e del DPR 164/45 era unica.
Per non parlare poi del D.Lgs. 626/94 e D.Lgs. 494/96.
Lo so parlo da “vecchio”, ma non si può parlare di “81/08” senza conoscere le “basi normative” e la storia della “sicurezza sul lavoro”.
Il D.Lgs. 81/08 l’uomo dalla barba bianca non ha avuto il tempo di leggerlo.
Ma non avrebbe avuto bisogno di farlo. Lui la norma, i regolamenti, le buone prassi le aveva nel DNA e forse Lui avrebbe potuto scriverlo meglio con l’esperienza e le conoscenze che aveva.
Ancora oggi i professionisti della mia generazione rimpiangono la qualità dei suoi corsi ed ancora oggi tutti mi chiedono, come me lo chiedevano durante i corsi: ma l’ uomo dalla barba bianca è un ingegnere?
Forse perché tutti pensano che un ingegnere debba sapere tutto ed in particolar modo di sicurezza (e vi ricordo che chi scrive è un ingegnere!!!)
Io non ho mai risposto a questa domanda non perché non sapessi che studi avesse fatto ma soltanto perché la sua conoscenza della materia non si poteva rapportare al percorso di studi svolto.
Come detto Lui non l’ha conosciuto il D.Lgs. 81/08 e non ha visto lo scioglimento dell’ISPESL.
È andato via un giorno di gennaio (San Mario) e nella mia mente ancora ricordo il vestito “bello” che aveva quel giorno, lo stesso che indossava quando faceva lezione e le scarpe belle quelle che gli piacevano, lisce ma senza il cinturino.
Piccoli particolari che fanno capire la meticolosità e la precisione nei dettagli dell’uomo della barba bianca.
Ed il segno che la sua esperienza, la sua capacità comunicativa ha lasciato in chi lo ha conosciuto resta indelebile anche con il passare degli anni. Così come è capitato a me ed a tanti altri.
E proprio perché la cultura della sicurezza non si acquista ma si conquista, si elabora, ti trasforma, il suo bagaglio culturale e di conoscenze legate alle sue esperienze non lasciava mai nessuno insensibile anzi coinvolgeva, motivava ed incuriosiva.
La cultura della sicurezza non si ottiene e realizza con ispezioni e controlli e non si diffonde con attestati di partecipazioni a corsi senza anima, contenuti e passione.
La cultura della sicurezza è un’emozione, è una passione che si trasmette e ti contagia.
E Lui, l’uomo dalla barba bianca, Bruno, emozionava e contagiava tutti quelli che incontrava sul percorso di vita professionale ed umana. E lasciava un segno indelebile che ti accompagna per tutta la vita come è capitato a me.
Grazie maestro. Grazie Dott. (come io lo chiamavo). Grazie per il pezzo di vita trascorso insieme.
Ing. Carmine Piccolo

